Cliente:
Giorgio (nome puramente di fantasia)
Oggetto dell’indagine:
Accertamenti sull’infedeltà aziendale del dipendente
Sospetto:
Il cliente riferiva di avere il sospetto che un proprio dipendente potesse svolgere un’attività lavorativa “parallela” a quella svolta in azienda. Il dubbio del nostro committente era stato insinuato da una contestazione fatta da un cliente, il quale aveva confuso un preventivo di spesa dell’azienda con quello redatto da un soggetto terzo che, guarda il caso, aveva nella polemica, chiamato con lo stesso nome di un proprio dipendente, responsabile dell’ufficio acquisti.
Tra le altre cose, il cliente aveva notato un sensibile calo degli affari inspiegabile.
Le indagini:
Per aiutare il nostro committente a scoprire se i propri sospetti fossero fondati, procedevamo con le nostre indagini, attuando nei confronti del Sig. Francesco (nome di fantasia), una ricerca e raccolta di informazioni, indagini OSINT (Open Source Intelligence) ed accertamenti statici e dinamici, quindi, appostamenti e pedinamenti.
Le nostre indagini si concentrarono fin da subito sul dipendente sospettato di svolgere l’attività lavorativa “parallela” ai danni della propria azienda. Iniziammo quindi le nostre indagine analizzando tutti i documenti aziendali che interessavano il lavoratore.
Dopo un’attenta analisi, i nostri investigatori notarono che il dipendente sospettato, con mansione di responsabile dell’ufficio acquisti, aveva usufruito di permessi e giorni di malattia in coincidenza con alcuni eventi importanti; in particolare scoprimmo che lo stesso aveva richiesto un permesso proprio nel giorno in cui era
stata creata una nuova impresa concorrente che aveva come amministratore la rispettiva moglie. Altresì, sempre in quei giorni di assenza, la nuova impresa aveva registrato un contratto d’affitto di un locale commerciale situato in una zona periferica di Roma, dove aveva stabilito la propria sede legale.
Alla luce di quanto emerso, i nostri investigatori decisero di approfondire la questione e, con il supporto di un team di osservatori, iniziarono a pedinare il dipendente infedele. Seguendolo per una decina di giorni riuscimmo a documentare il comportamento sleale del nostro Target, fotografandolo mentre, approfittando del congedo per malattia, si recava presso l’azienda della moglie, immortalandolo mentre apriva l’ufficio e si intratteneva con diversi clienti, alcuni dei quali riconducibili all’impresa del nostro committente.
Altresì, scoprimmo che il Sig. Francesco era solito recarsi nei locali dell’azienda concorrente, tutti i pomeriggi, quando terminava il proprio turno lavorativo. Le fotografie unitamente alla documentazione prodotta, furono prova della doppia attività lavorativa che il dipendente conduceva all’insaputa del proprio datore di lavoro.
In conclusione, Il dipendente infedele aveva approfittato del proprio ruolo in azienda, sfruttando a proprio vantaggio il know-how dell’impresa, violando oltremodo, il patto di non concorrenza che aveva siglato con il proprio datore di lavoro. Quindi, consegnammo le prove al cliente, che decise di licenziare in tronco il Sig. Francesco il quale, messo con le spalle al muro, anticipò il nostro committente presentandogli le sue dimissioni.
Grazie al lavoro dei nostri investigatori privati, il Sig. Giorgio riuscì a salvaguardare la reputazione dell’azienda e a proteggere i propri interessi economici. Inoltre, il cliente decise comunque di intraprendere azione legali nei confronti dell’ex dipendente per richiedere il risarcimento dei danni subiti a causa della sua condotta infedele.